Barbie, le nuove silhouette petite, curvy e tall che segnano l’evoluzione della sua immagine
Ho sempre adorato Barbie, è stata la mia bambola preferita per tutta la mia infanzia; ne avevo dozzine, che dividevo con mia sorella e avevamo veramente decine e decine di vestiti, accessori, scarpe…insomma conosco bene il suo mondo variegato e versatile.
Al Liceo il mio soprannome era Skippy, abbreviazione di Skipper, la sorellina di Barbie, proprio per le mie dimensioni petite.
Barbie è una icona che è riuscita a essere da quando è nata nel 1959 tutto e il contrario di tutto, ha interpretato centinaia di professioni, ruoli, realtà.
Una icona talmente forte che le è stata dedicata anche una mostra al Mudec di Milano che sarà aperta (e spero di riuscire a vedere) fino a marzo 2016.
E da vera Barbie lover non posso che essere felice di apprendere oggi dalla loro pagina Facebook che Barbie cambia ed evolve, e la sua famiglia si allarga.
Infatti oltre alla consueta silhouette di Barbie magra, alta, super snella (tipo supermodella, per farla breve), ci saranno tre nuove forme e “misure” che fanno parte della collezione “The Doll Evolves” e che permetteranno alle bambine (e non solo!) di creare nuove storie e identificarsi anche con questo nuovo modello di bambola.
Le nuove Barbie sono la Barbie Curvy, la Barbie Tall, la Barbie Petite (evviva!), che potete vederenelle foto qui. Una evoluzione che continuerà anche nei prossimi mesi e conferma anche da parte di una bambola giocattolo la consapevolezza sempre maggiore dell’importanza e del valore della diversità, anche da un punto di vista estetico e di immagine e che renderà felicissime tutte coloro che si sono sempre battute contro gli stereotipi sulle donne.
Pensate che l’evoluzione e i significati che porta con sé questo cambiamento sono talmente significativi e importanti che in America il TIME le ha dedicato la copertina del 9 febbraio, intitolando la cover story “Ora possiamo smetterla di parlare del mio corpo? Quello che le nuove forme di Barbie raccontano sulla bellezza americana” (potete trovare l’articolo originale QUI).
Ora mi chiedo solo che cosa aspettino certi pubblicitari e uomini di comunicazione a fare tabula rasa di pubblicità sessiste, stereotipate e volgari ed abbracciare un cambiamento che ormai sembra inevitabile.