10 anni su Instagram
Oggi, 9 luglio 2021, “festeggio” i miei dieci anni di presenza su Instagram.
Il primo post che ho pubblicato su Instagram è questo, il 9 luglio 2011, con uno dei filtri che all’epoca di usavano e che tanto ci affascinavano di questa app.
Allora si potevano caricare solamente le foto scattate sul momento direttamente inapp (e non dalla gallery) per cui era una condivisione davvero immediata di istantanee e momenti; si usavano quelli che adesso definiremmo improbabili filtri: Amaro, Kelvin erano alcuni di quelli che usavo di più.
Non c’erano ancora gli hashtag, non si potevano caricare foto da gallery e figuriamoci da macchine fotografiche, non c’erano app di fotoritocco, di editing, di programmazione, non c’erano strategie, non c’erano i follower comprati, non c’erano i preset non c’erano gli orrendi gruppi di scambi di commenti e likes: era tutto sperimentale e nuovo come per tutti i social che nascono.
In dieci anni sono cresciuta poco a livello numerico, per quelli che sono gli standard del mio settore, perché dal 2018 mi sono disaffezionata a questa app proprio per via di tutta la sua parte brutta che ho visto emergere: fake followers, haters, finzione.
Ho visto profili esplodere nel giro di una notte da 0 a 400mila follower, ho visto il trionfo della finzione. Mi ha fatto molto male la competizione sleale, per cui questi profili adesso li vedo girare il mondo forti dei loro fake followers e andare avanti.
Mi sono disamorata, e il mio lavoro ne ha risentito.
Nel 2018, un anno in cui il termine influencer ha cominciato ad essere di uso comune, ho cominciato a pubblicare sempre meno, e via così fino a quest’anno; nel 2017 avevo pubblicato 281 post, nel 2018 189, nel 2019 119, nel 2020 solo 74.
Questo trend dice molto. Ammetto che la continua competizione, il confronto continuo (che esiste, è inutile negarlo) mi ha sfiancata e allontanata.
Instagram è stato ed è il social al momento più richiesto per chi fa il mio lavoro, e per me è stato fonte di grande frustrazione e lo specchio di quello che ho sentito essere un mio grande fallimento: non aver saputo al momento giusto capitalizzare meglio il mio lavoro spingendo sull’acceleratore, e lasciando spazio a chi non lo meritava, alle agenzie che mi invitavano a comprare all’horror vacui che vedo su certi profili.
Mi sono sentita sinceramente derubata del mio lavoro, proprio per via di tutti questi meccanismi e ancora adesso tutto questo è fonte di grande, immensa amarezza.
Dieci anni e 3667 post dopo sono ancora qui ma con uno sguardo diverso, un approccio diverso, consapevole come non mai di chi sono e soprattuto, di cosa non voglio essere.
Ma soprattutto qui, con il mio blog, fiera che sia il blog indipendente di moda più letto in Italia, con un po’ di amarezza ma l’orgoglio di potermi guardare fieramente allo specchio.